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      Cerchiamo, dalla parte opposta, un cervello ugualmente disposto all'idea fissa, ma incoltissimo e povero di cellule; e avremo il caso, studiato da Leonardo Bianchi, di quella donna, che, una sera, dopo sentito, con vivo piacere, dal marito un peto, fissa di doverne sentire un numero sempre maggiore, cadendo in convulsioni quando il marito non può riuscire a contentarla.
      Noi, in questo caso, non vediamo che i danni dell'idea fissa, mentre invece nei genî non vediamo che gli utili e gli effetti grandiosi; ma la base è pur sempre uguale.
      E lo dimostra la stessa tempra dell'estro e dell'ispirazione.
      L'idea fissa - secondo Ribot - e l'ipertrofia, la forma quasi tetanica dell'attenzione, coll'esclusione di ogni altra manifestazione psichica e fisiologica, come - osserva egli stesso - negli scienziati, che cercano la soluzione di un problema. Essa è voluta nei sani; patologicamente, invece, è involontaria
      .
      Noi vedemmo però che l'idea fissa nel genio è non solo involontaria, ma anche incosciente, e dà luogo a una vera doppia personalità(58).
      L'analogia è tanto maggiore che spesso tali malati provano paure stolide di tisi o sifilide.
      Gli stessi Vallon e Marie convengono dell'analogia col genio. "Vi hanno - scrivono - ossessioni che si potrebbero dire buone e delle cattive". Le prime sono quelle che, conformandosi alle leggi dell'adattamento, possono essere utili, e, riconosciute come tali, determinando le sinergie funzionali in un senso utile. La lotta si circoscrive all'esame preventivo ed all'orientazione degli sforzi consecutivi nel senso dell'ossessione buona.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte II (origine e natura geni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1902 pagine 193

   





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