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      La deduzione più verisimile - osserva il Bianchi - che, se non è nettamente formulata, si legge tra le righe delle diverse comunicazioni fatte su questo argomento da Flechsig, è che ciascun territorio corticale embriologico di ciascuno dei tre gruppi (primordiale, intermediario e terminale) possegga proprietà fisiologiche distinte; e si dovrà finir per conchiudere che i quaranta territori, che da qui a qualche anno saranno cresciuti di numero, servano ad altrettante specifiche attività dello spirito
      .
      Ora non è dimostrato - segue egli con quella finezza critica che è tutta sua propria -, nè verisimile, che esistano nella corteccia cerebrale centri della memoria distinti dai centri percettivi.
      La larga zona occipito-parietale in cui si troverebbe, secondo Flechsig, l'area associativa posteriore, è quasi tutta di pertinenza della funzione visiva; su parecchi punti di essa l'eccitazione elettrica provoca movimenti oculari, la distinzione di essa, o di parte di essa, se è solo corticale, produce fugaci disturbi visivi; se è profonda, produce l'emiopìa permanente; se è bilaterale, la cecità psichica; nel quale ultimo caso gli oggetti visti non sono più riconosciuti.
      Anche l'estremità anteriore terminale di detta area è nell'uomo esclusivamente visiva, destinata, cioè, alla lettura; e nulla autorizza a considerare questa zona come destinata ai più alti processi intellettivi, consistente nell'associazione d'immagini fornite dalle diverse aree percettive o sensoriali. Se le lesioni bilaterali di detta zona, oltre la cecità psichica per gli oggetti, inducono uno stato demenziale più o meno grave, è lecito supporre che la demenza in tali casi sia l'espressione della perdita di una gran parte del patrimonio intellettivo dell'uomo, dipendente dalla distinzione dei registri delle immagini visive dal mondo esterno, le quali costituiscono gran parte di tutta la somma dei componenti psichici sensoriali dell'umana intelligenza.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte II (origine e natura geni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1902 pagine 193

   





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