E i rabbini vennero a vederlo; e trovarono... un alienato"(110).
Campanella. - Tommaso Campanella, nella Cittą del Sole, fa che i cittadini di questa, progrediti straordinariamente, come sarebbe da noi nell'anno 2000, siano molestati eccessivamente dal morbo sacro, "malattia questa che č indizio di non ordinario ingegno ed andaronvi soggetti uomini i pił celebri: Ercole, Sisto, Socrate (?), Callimaco, Maometto".
G. B. Belli, l'arguto calzolaio e letterato fiorentino, gią console della Crusca e dichiaratore della Divina Commedia, nei Capricci del bottaio scriveva: "Sappi, Giusto, che ogni uomo n'ha un ramo... Io ti vo dire ancora pił lą: che tu troverai pochi uomini al mondo che abbiano lasciato fama, che se tu consideri bene la vita loro, non abbiano qualche volta portato il ramo loro scoperto; ma perchč egli č riuscito loro ben fatto, ne sono stati lodati"(111).
E Valerio Da Pos, il contadino-poeta agordino, ancora pił chiaramente scriveva:
Ben posso dir che sotto la berrettaMi sento un brulichģo di tratto in tratto,
Per cui convien che a poetar mi metta.
Allora corro al calamaio e rattoScrivo cosģ come la penna getta;
Ma non so dir s'io sia poeta o matto"(112).
Muratori(113), nel Trattato della perfetta poesia italiana, dopo aver parlato della poesia in generale, viene anche a dire della natura dei poeti, seguendo Aristotele: "Coloro che dalla Natura son destinati a divenir poeti, ed hanno da lei ricevuto inclinazione, e vera abilitą a quest'Arte, ordinariamente sono di temperamento focoso, svegliato e collerico.
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