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      Il Quadrio così lo definisce: "L'estro poetico è una forte, ma regolata agitazione de' predetti spiriti, fattasi o per la troppo attuazione predetta della fantasia, o per lo predetto bollimento de' fluidi, per la qual forte agitazione producono eglino idee, cose nobili, e oltre l'uso maraviglioso, che rapiscono gli uditori con loro stessi fuora di loro.
      Molti celebri poeti leggiamo, che divennero pazzi, o manìaci, rimanendo le loro fibre cerebrali sforzate, e viziate dagli impeti dell'entusiasmo, o perchè troppo violenti, o perchè troppo durevoli
      . Tale entusiasmo presso gli antichi Goti era chiamato Skallwingl, cioè vertigine poetica, ed anche qui la voce popolare aveva colta l'analogia con l'epilessia, perchè le vertigini ne sono spesso l'equivalente, ed il furore poetico era così definito un accesso epilettico, e, soggiunge il Quadrio, questi accessi sono più' acuti nei noviluni.
      Tra le cause del furore poetico il Quadrio dà una causa importante alla passione che assume le forme della collera, della vendetta, della vergogna, e che col Malebranche egli ritiene connaturali alla ragione e non ad essa contrarie.
      Ma un mezzo sicuro ed efficace per l'estro poetico è il vino: "Orazio, Properzio ed Ovidio anche essi non sanno finire di celebrare i vantaggi, che esso al poeta cagiona, e l'eloquenza che gl'infonde: ed Ateneo presume infino di mostrarlo al ben poetar necessario: valendosi a ciò provar degli esempi di Aristofane, di Alceo, di Anacreonte, e di altri, che dettarono i loro poemi, dopo essersi bene avvinati.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte II (origine e natura geni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1902 pagine 193

   





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