Neppur Eschilo scrisse le sue Tragedie che dopo aver ben bevuto, come testifica Luciano".
Il Quadrio esamina poi se la natura, l'arte o il furore siano le cagioni della poesia, e distingue poeti di natura, come Omero, Ovidio, il Boiardo, l'Ariosto, che scrissero più portati dall'istinto che dallo studio; poeti d'arte, come Virgilio e Torquato Tasso, "che, quasi avendo contrario il vento della natura, con lo sforzo di studiate osservazioni navigano verso Parnasso"; e poeti di entusiasmo, come quelli del popolo ebreo, "che, rapiti come fuori di sè per qualche ragione o sopra natura, o secondo natura, cantano in versi cose oltre l'uso sublimi", dando così occasione a quel detto del rètore Aristide: che tutto il grande è senza arte. Fatte queste distinzioni sottili e che, invero, non sempre reggono alla prova dei fatti, egli si dichiara eclettico, comecchè per essere ottimo poeta occorrono la natura, l'arte ed il furore.
CAPITOLO XVII
La psicosi del genio nell'opinione dei popoli primitivi e selvaggi.
Del rispetto che gli Ebrei antichi avevano per i pazzi, tanto da confonderli con i santi, abbiamo una prova in quel passo della Bibbia, in cui Davide si finge pazzo, per sottrarsi alle insidie e alle uccisioni, ed il De Achis dice: "Non ho io abbastanza pazzi qui, che mi viene costui?" (I, Samuel, XXI, 15, 16). - Questo cenno è indizio della loro abbondanza e, sopratutto, della loro inviolabilità, dovuta certamente al pregiudizio comune ancora agli Arabi, ecc.; - del che prova sicura è l'usarsi che si fa alcune volte nella Bibbia della parola navì (profeta) in senso di pazzo e viceversa, come in sanscrito nigrata.
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