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      Ora, fra le allucinazioni di quei tristi giorni, egli n'ebbe una curiosa a sapersi: si credeva, cioè, trascinato in superbo palanquin da un certo numero di uomini, che suonavano musicali strumenti, ed il conducevano lontano, lontano, in mezzo ad un'assemblea di venerandi vegliardi. Uno fra questi, vestito di tonaca nera, maestoso d'aspetto, gli venne incontro e gli strinse la mano; poi, piangendo sull'ingratitudine degli uomini, che da lui creati, offrivano doni ed olocausti al demonio, gli consegna una spada, con cui gli ordina di esterminare gli adoratori del diavolo.
      Sotto l'influenza di quest'allucinazione egli corse dal padre, dicendogli come il vecchio di lassù gli ordinava di esterminare i falsi credenti, e come tutti gli uomini a lui dovevano inchinarsi e portargli i loro tesori. Il povero padre lo credè matto, e pensò che ne fossero causa i maligni spiriti, che molestassero le ceneri degli avi e quindi influissero sul suo cervello, come è credenza del volgo chinese e più del nostro.
      Questo delirio continuò quaranta giorni, durante i quali sembravagli vedere un uomo di mezza età, che l'accompagnava nelle sue corse contro i maligni genî, e s'agitava furioso, menando la spada per l'aria e gridando: "Uccidete! Uccidete!", finchè, stanco di gridare e di agitarsi, ricadeva sul suo letto e si assopiva; altre volte invece diceva d'essere l'imperatore celeste della China, e tutto ringalluzzavasi quando i visitatori acclamavanlo, per celia, con questo titolo.
      Molti lo venivano a vedere, e gli appiccicarono, invece, il sopranome di pazzo, che gli restò per molto tempo.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte II (origine e natura geni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1902 pagine 193

   





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