Allora il djedjeb si fa generale. Tutti urlano e corrono ferocemente, ferendosi nelle braccia e nelle spalle; alcuni imitano carponi il ruggito del leone e il grido del cammello: chiedono al capo di mangiare, e ne hanno foglie di cactus e vivi scorpioni, che gustosamente deglutiscono. Quindi si flagellano con vipere vive, ecc.
Un addetto al Consolato francese di Algeri, non credendo ai suoi occhi, promise dell'oro ad un settario, se innanzi ai suoi occhi divorava una vipera, che prima aveva uccisi un gallo ed una gallina. L'Aissaui si fe' venire il djedjeb e, arrivato all'atto d'esaltazione, la divorò come fosse una fetta di zucchero.
Altre quattro sètte si conoscono in Algeri analoghe a queste; il decimo, il quinto, spesso, d'intere città, per esempio di Meknes, vi è ammesso(141).
Una società, quanto vasta altrettanto bizzarra e crudele, esiste pure attualmente fra i negri di S. Domingo. È la società di Voudou. Ignota è l'origine di questa parola, forse da Vou, serpe, dou, paese. Così si designano le divinità, l'istituzione ed insieme gli addetti. Questo dio è a S. Domingo il colubro, all'isola Orleans il serpente a sonagli; ma d'origine è prettamente africano e specialmente del Congo e di Juidala. Il sacerdote del Dio (papà Voudou) esercita autorità straordinaria su tutti gli adepti, così ad Haiti come nel nativo Congo. Nel fondo della sala, ove gli adepti sono raccolti, sta l'arca santa ove giace il serpe; al lato il papà e la mamma, o sacerdotessa, sotto un gran manto di cenci rossi (essendo il color rosso pretto simbolo del Dio). Il papà, posando il piede o la mano su l'arca, intuona un barbaro canto:
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