2. Caso di memoria straordinaria in deficiente. - Il dott. Giuffrida-Ruggeri mi comunica questo caso:
Sfogliando un libro di De Cesare, mi è occorso di veder riferito, a titolo di semplice curiosità, un caso di memoria straordinaria in individuo probabilmente deficiente(153).
Un ragazzo di 12 anni, nativo di Ginopalena, povero come Giobbe, che si chiamava Daniele Nobile, per virtù congenita e senza educazione di sorta risolveva estemporaneamente i più astrusi problemi di aritmetica. Piccolo, quasi deforme, nevrotico, dalla bocca enorme(154) e dagli occhi sporgenti, balbuziente, apata e col cuore non aperto ad altri affetti tranne quello per sua madre, egli, entrato in collegio, imparò a memoria quanto nessun uomo potrebbe imparare in tutta la vita. Recitava la Divina Commedia dalla prima all'ultima terzina, senza mettere una parola in fallo: ripeteva lunghi brani di classici e giunse persino ad imparare il dizionario italiano-latino. Ma i superiori, temendo che gliene venisse male, ricorsero alla influenza del suo confessore, e questi ottenne che il ragazzo si fermasse alla lettera d. La sua virtù singolare stava nel rispondere prontamente e senza riflessione apparente e con mirabile precisione a tutti i quesiti più difficili di aritmetica. Ferdinando II, andato a Chieti nel maggio del 1847, ricevette ragguagli di questo giovanetto e volle conoscerlo. Gli mosse varie domande, ed ebbe pronte risposte, verificate esattissime. Allora volle fargliene anch'egli una, che formulò così: Io nacqui nel giorno tale dell'anno tale, alla tale ora, e fino a questo momento (cavando l'orologio e notando i minuti primi e i secondi) quanti anni, mesi, giorni, ore, minuti primi e secondi ho vissuto?
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