né di voti si duol, ma dell'oltraggioche al sacerdote fe' poc'anzi Atride,
che francargli la figlia ed accettarneil riscatto negò. La colpa è questa
onde cotante ne diè strette, ed altrel'arcier divino ne darà; né pria
ritrarrà dal castigo la man grave,
che si rimandi la fatal donzellanon redenta né compra al padre amato,
e si spedisca un'ecatombe a Crisa.
Così forse avverrà che il Dio si plachi.
Tacque, e s'assise. Allor l'Atride eroeil re supremo Agamennón levossi
corruccioso. Offuscavagli la grandeira il cor gonfio, e come bragia rossi
fiammeggiavano gli occhi. E tale ei primasquadrò torvo Calcante, indi proruppe:
Profeta di sciagure, unqua un accentonon uscì di tua bocca a me gradito.
Al maligno tuo cor sempre fu dolcepredir disastri, e d'onor vote e nude
son l'opre tue del par che le parole.
E fra gli Argivi profetando or cianciche delle frecce sue Febo gl'impiaga,
sol perch'io ricusai della fanciullaCrisëide il riscatto. Ed io bramava
certo tenerla in signoria, tal sendoche a Clitennestra pur, da me condutta
vergine sposa, io la prepongo, a cuidi persona costei punto non cede,
né di care sembianze, né d'ingegnone' bei lavori di Minerva istrutto.
Ma libera sia pur, se questo è il meglio;
ché la salvezza io cerco, e non la mortedel popol mio. Ma voi mi preparate
tosto il compenso, ché de' Greci io solorestarmi senza guiderdon non deggio;
ed ingiusto ciò fôra, or che una tantapreda, il vedete, dalle man mi fugge.
O d'avarizia al par che di grandezzafamoso Atride, gli rispose Achille,
qual premio ti daranno, e per che modo
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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