della feconda popolosa Ftia
non saccheggiâr; ché molti gioghi ombrosine son frapposti e il pelago sonoro.
Ma sol per tuo profitto, o svergognato,
e per l'onor di Menelao, pel tuo,
pel tuo medesmo, o brutal ceffo, a Troia
ti seguitammo alla vendetta. Ed oggitu ne disprezzi ingrato, e ne calpesti,
e a me medesmo di rapir minaccide' miei sudori bellicosi il frutto,
l'unico premio che l'Acheo mi diede.
Né pari al tuo d'averlo io già mi speroquel dì che i Greci l'opulenta Troia
conquisteran; ché mio dell'aspra guerracerto è il carco maggior; ma quando in mezzo
si dividon le spoglie, è tua la prima,
ed ultima la mia, di cui m'è forzatornar contento alla mia nave, e stanco
di battaglia e di sangue. Or dunque a Ftia,
a Ftia si rieda; ché d'assai fia meglioal paterno terren volger la prora,
che vilipeso adunator qui starmidi ricchezze e d'onori a chi m'offende.
Fuggi dunque, riprese Agamennóne,
fuggi pur, se t'aggrada. Io non ti pregodi rimanerti. Al fianco mio si stanno
ben altri eroi, che a mia regal personaonor daranno, e il giusto Giove in prima.
Di quanti ei nudre regnatori abborrote più ch'altri; sì, te che le contese
sempre agogni e le zuffe e le battaglie.
Se fortissimo sei, d'un Dio fu donola tua fortezza. Or va, sciogli le navi,
fa co' tuoi prodi al patrio suol ritorno,
ai Mirmìdoni impera; io non ti curo,
e l'ire tue derido; anzi m'ascolta.
Poiché Apollo Crisëide mi toglie,
parta. D'un mio naviglio, e da' miei fidiio la rimando accompagnata, e cedo.
Ma nel tuo padiglione ad involartiverrò la figlia di Brisèo, la bella
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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