Pagina (18/483)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Teti dal ciel spiccò nel mare un salto;
      Giove alla reggia s'avviò. Rizzârsitutti ad un tempo da' lor troni i numi
      verso il gran padre, né veruno ardissiaspettarne il venir fermo al suo seggio,
      ma mosser tutti ad incontrarlo. Ei gravesi compose sul trono. E già sapea
      Giuno il fatto del Dio; ch'ella vedutoin segreti consigli avea con esso
      la figlia di Nerèo, Teti la divadal bianco piede. Con parole acerbe
      così dunque l'assalse: E qual de' numitenne or teco consulta, o ingannatore?
      Sempre t'è caro da me scevro ordiretenebrosi disegni, né ti piacque
      mai farmi manifesto un tuo pensiero.
      E degli uomini il padre e degli Deile rispose: Giunon, tutto che penso
      non sperar di saperlo. Ardua ten fôral'intelligenza, benché moglie a Giove.
      Ben qualunque dir cosa si convegna,
      nullo, prima di te, mortale o Dio
      la si saprà. Ma quel che lungi io vogliodai Celesti ordinar nel mio segreto,
      non dimandarlo né scrutarlo, e cessa.
      Acerbissimo Giove, e che dicesti?
      Riprese allor la maestosa il guardoveneranda Giunon: gran tempo è pure
      che da te nulla cerco e nulla chieggo,
      e tu tranquillo adempi ogni tuo senno.
      Or grave un dubbio mi molesta il core,
      che Teti, del marin vecchio la figlia,
      non ti seduca; ch'io la vidi, io stessa,
      sul mattino arrivar, sederti accanto,
      abbracciarti i ginocchi; e certo a leidi molti Achivi tu giurasti il danno
      appo le navi, per onor d'Achille.
      E a rincontro il signor delle tempeste:
      Sempre sospetti, né celarmi io posso,
      spirto maligno, agli occhi tuoi. Ma indarnola tua cura uscirà, ch'anzi più sempre


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





Dio Nerèo Teti Giunon Giove Dio Celesti Giove Giunon Teti Achivi Achille