Tu sotto i colpi di mia destra il domasì che il postero tremi, e a non tradire
l'ospite apprenda che l'accolse amico.
Disse, e l'asta avventò, la conficcò
dell'avversario nel rotondo scudo.
Penetrò fulminando la ferratapunta il pavese rilucente, e tutta
trapassò la corazza, lacerandola tunica sul fianco a fior di pelle.
Incurvossi il Troiano, ed il mortalecolpo schivò. L'irato Atride allora
trasse la spada, ed erto un gran fendentegli calò ruïnoso in su l'elmetto.
Non resse il brando, ché in più pezzi infrantogli lasciò la man nuda; ond'ei gemendo
e gli occhi alzando dispettoso al cielo,
Crudel Giove, gridava, il più crudeledi tutti i numi! Io mi sperai punire
di questo traditor l'oltraggio: ed eccoche in pugno, oh rabbia! mi si spezza il ferro,
e gittai l'asta indarno e senza offesa.
Così fremendo, addosso all'inimicocon furor si disserra: alla criniera
dell'elmo il piglia, e tragge a tutta forzaverso gli Achivi quel meschino, a cui
la delicata gola soffocavail trapunto guinzaglio che le barbe
annodava dell'elmo sotto il mento.
E l'avrìa strascinato, e a lui gran lodevenuta ne sarìa; ma del periglio
fatta Venere accorta i nodi sciolsedel bovino guinzaglio, e il vôto elmetto
seguì la mano del traente Atride.
Aggirollo l'eroe, e fra le gambelo scagliò degli Achei, che festeggianti
il raccolsero. Allor di porlo a morterisoluto l'Atride, alto coll'asta
di nuovo l'assalì. Di nuovo accorsalo scampò Citerea, che agevolmente
il poté come Diva: lo ravvolsedi molta nebbia, e fra il soave olezzo
dei profumati talami il depose.
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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