No, non t'amai quel dì quant'ora, e quantodi te m'invoglia il cor dolce desìo.
Disse; ed al letto s'avvïaro, ei primo,
ella seconda; e l'un dell'altro in grembosu i mollissimi strati si confuse.
Come irato lïon l'Atride intantodi qua di là si ravvolgea cercando
il leggiadro rival; né lui fra tantaturba di Teucri e d'alleati alcuno
significar sapea, né lo sapendol'avrìa di certo per amor celato;
ché come il negro ceffo della morteabborrito da tutti era costui.
Fattosi innanzi allora Agamennóne,
Teucri, Dardani, ei disse, e voi di Troia
alleati, m'udite. Vincitorefu, lo vedeste, Menelao. Voi dunque
Elena ne rendete, e tutta insiemela sua ricchezza, e d'un'ammenda inoltre
ne rintegrate che convegna, e taleche memoria ne passi anco ai nepoti.
Disse; e tutto gli plause il campo acheo.
LIBRO QUARTO
Nell'auree sale dell'Olimpo accoltiintorno a Giove si sedean gli Dei
a consulta. Fra lor la venerandaEbe versava le nettaree spume,
e quelli a gara con alterni invitil'auree tazze vôtavano mirando
la troiana città. Quand'ecco il sommoSaturnio, inteso ad irritar Giunone,
con un obliquo paragon mordacecosì la punse: Due possenti Dive
aiutatrici ha Menelao, l'Argiva
Giuno e Minerva Alalcomènia. E pureneghittose in disparte ambo si stanno
sol del vederlo dilettate. Intantofida al fianco di Paride l'amica
del riso Citerea lungi respingedal suo caro la Parca; e dianzi, in quella
ch'ei morto si tenea, servollo in vita.
Rimasta è al forte Menelao la palma;
ma l'alto affar non è compiuto, e a noitocca il condurlo, e statuir se guerra
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Atride Teucri Agamennóne Dardani Troia Menelao Olimpo Giove Giunone Dive Menelao Argiva Minerva Alalcomènia Paride Citerea Parca Menelao
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