della scelta la sorta, e sia l'eletto,
salvo tornando dall'ardente agone,
degli Achei la salute e di sé stesso.
Segna a quel detto ognun sua sorte: e dentrol'elmo la gitta del maggior Atride.
La turba intanto supplicante ai numisollevava le palme; e con gli sguardi
fissi nel cielo udìasi dire: O Giove,
fa che la sorte il Telamònio Aiace
nomi, o il Tidìde, o di Micene il sire.
Così pregava; e il cavalier Nestorre
agitava le sorti: ed ecco uscirnequella che tutti desïâr. La prese,
e a dritta e a manca ai prenci achivi in girola mostrava l'araldo, e nullo ancora
la conoscea per sua. Ma come, andandodall'uno all'altro, il banditor pervenne
al Telamònio Aiace e gliela porse,
riconobbe l'eroe lieto il suo segno,
e gittatolo in mezzo, Amici, è mia,
gridò, la sorte, e ne gioisce il core,
che su l'illustre Ettòr spera la palma.
Voi, mentre l'arma io vesto, al sommo Giove
supplicate in silenzio, onde non siadai teucri orecchi il vostro prego udito;
o supplicate ad alta voce ancora,
se sì vi piace, ché nessuno io temo,
né guerriero v'avrà che mio malgradodi me trionfi, né per fallo mio.
Sì rozzo in guerra non lasciommi, io spero,
la marzïal palestra in Salamina,
né il chiaro sangue di che nato io sono.
Disse; e gli Achivi alzâr gli sguardi al cielo,
e a Giove supplicâr con questi accenti:
Saturnio padre, che dall'Ida imperimassimo, augusto! vincitor deh rendi
e glorioso Aiace; o se pur ancot'è caro Ettorre e lo proteggi, almeno
forza ad entrambi e gloria ugual concedi.
Di splendid'armi frettoloso intantoAiace si vestiva: e poiché tutte
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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