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      e lor di Giove le parole espose:
      Dove correte? Che furore è questo?
      Sostate il piè, ché il dar soccorso ai Greci
      nol vi consente Giove. Le minaccedell'alto figlio di Saturno udite,
      che fian messe ad effetto. Ei sotto il carrostorpieravvi i destrieri, e dall'infranto
      carro voi stesse balzerà, né diecianni le piaghe salderan che impresse
      lasceravvi il suo telo; e tu, Minerva,
      allor saprai qual sia demenza il fartial tuo padre nemica. Né con Giuno,
      sempre usata a turbargli ogni disegno,
      tanto s'adira, ei no, quanto con teco,
      invereconda audace Dea, che ardiscicontra il Tonante sollevar la lancia.
      Disse, e ratta sparì la messaggiera.
      Ed a Minerva allor con questi accentiGiuno si volse: Ohimè! più non si parli,
      figlia di Giove, di pugnar con essoper cagion de' mortali: io nol consento.
      Di loro altri si muoia, altri si viva,
      come piace alla sorte; e Giove intanto,
      come dispon suo senno e sua giustizia,
      fra i Troiani e gli Achei tempri il destino.
      Sì dicendo la Dea ritorse indietroi criniti destrieri, e l'Ore ancelle
      li distaccâr dal giogo, e li legaroai nettarei presepi, ed il bel cocchio
      appoggiaro alla lucida parete.
      Si raccolser le Dive in aureo seggiocon gli altri Dei confuse; e Giove intanto
      dal Gàrgaro all'Olimpo i corridorie le fulgide ruote alto spingea.
      Giunto alle case de' Celesti, a luisciolse i corsieri l'inclito Nettunno,
      rimesse il cocchio, e lo coprì d'un velo.
      Giove sul trono si compose e tuttotremò sotto il suo piè l'immenso Olimpo.
      Ma Minerva e Giunon sole in dispartesedean, né motto né dimanda a Giove


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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