de' Centauri il più giusto. Or tu m'aita,
ché Podalirio e Macaon son lungi;
questi, credo, in sua tenda, anch'ei piagato
è di medica man necessitoso;
l'altro co' Teucri in campo si travaglia.
Qual fia dunque la fin di tanti affanni?
soggiunse di Menèzio il forte figlio,
e che faremo, Eurìpilo? Gran frettami sospinge ad Achille a riportargli
del guardïano degli Achei Nestorre
una risposta: ma pietà non vuoleche in questo stato io t'abbandoni. - Il cinse
colle braccia, ciò detto, e nella tendail menò, l'adagiò sopra bovine
pelli dal servo acconciamente stese,
indi col ferro dispiccò dall'ancal'acerbissimo strale, e con tepenti
linfe la tabe ne lavò. Vi spressepoi colle palme il lenïente sugo
d'un'amara radice. Incontanentecalmossi il duolo, ristagnossi il sangue,
ed asciutta si chiuse la ferita.
LIBRO DUODECIMO
Così dentro alle tende medicavad'Eurìpilo la piaga il valoroso
Menezìade. Frattanto alla rinfusapugnan Teucri ed Achei; né scampo a questi
è più la fossa omai, né l'ampio muroche l'armata cingea. L'avean gli Achivi
senza vittime eretto a custodirei navigli e le prede. Edificato
dunque malgrado degli Dei, gran temponon durò. Finché vivo Ettore fue,
e irato Achille, e Troia in piedi, il murosaldo si stette; ma de' Teucri estinte
l'alme più prodi, e degli Achei pur molte,
e al decim'anno Ilio distrutto, e il restodegli Argivi tornato al patrio lido,
decretâr del gran muro la cadutaNettunno e Apollo, l'impeto sfrenando
di quanti fiumi dalle cime idèesi devolvono al mar, Reso, Granìco,
Rodio, Careso, Eptàporo ed Esèpo
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Centauri Podalirio Macaon Teucri Menèzio Eurìpilo Achille Achei Nestorre Eurìpilo Teucri Achei Achivi Ettore Achille Troia Teucri Achei Ilio Argivi Apollo Reso Granìco Careso Eptàporo Esèpo
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