che di soccorso ai nostri č piů mestiero.
Il centro ha buoni difensor, risposeil re di Creta, ha l'uno e l'altro Aiace
e il piů prestante saettier de' Greci
Teucro, gagliardo combattente insiemea pič fermo. Daran questi ad Ettorre,
per audace ch'ei sia, molto travaglionella fervida mischia, e costar caro
gli faranno il tentar di superarnel'invitta forza, e i minacciati legni
colle fiamme assalir, se pur lo stessoGiove non scenda colle proprie mani
a gittarvi gl'incendii. A mortal uomoche sia di frutto cereal nudrito,
e cui possa del ferro o delle pietreil colpo vďolar, non fia che mai
il grande Aiace Telamňnio ceda,
non allo stesso violento Achille
che di corso bensě, ma fior nol vincenel pugnar di pič fermo. Or noi del campo
rivolgiamci alla manca, e vediam tostose darem gloria ad altri, od altri a noi.
Volâr, ciň detto, alla prefissa meta.
I Troiani, veduto Idomenčo
come vampa di foco alla lor voltacol suo scudier venirne, orrendo ei pure
di scintillanti arnesi, inanimandosé medesmi a vicenda, ad incontrarli
mossero tutti di conserto. Allorasurse avanti alle poppe aspro conflitto.
A quella guisa che ne' caldi giorni,
quando copre le vie la molta polve,
s'alza turbo di vento che sollevasibilando di sabbia una gran nube;
tali ardendo nel cor di porsi a morteco' ferri acuti, s'attaccâr le schiere.
Irto era tutto il campo (orrida vista!)
di lunghe aste impugnate, e il ferreo lampodegli usberghi, degli elmi e degli scudi
tutti in confuso folgoranti e tersifacea barbaglio agli occhi; e stato ei fôra
ben audace quel cor che vista avesse
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Creta Aiace Greci Ettorre Aiace Telamňnio Achille Troiani Idomenčo
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