cose alfin sente sazietà, del sonno,
della danza, del canto e dell'amore,
piacer più cari che la guerra; e maisazi di guerra non saranno i Teucri?
Tolse l'armi, ciò detto, a quell'estintodi sangue asperse; e come in man rimesse
l'ebbe dei suoi, di nuovo all'inimicovolse la faccia nelle prime file.
Fiero l'assalse allor di Pilimène
il figlio Arpalïon, che il suo dilettopadre alla guerra accompagnò di Troia
per non mai più redire al patrio lido.
S'avanzò, fulminò l'asta nel colmodello scudo d'Atride; e senza effetto
visto il suo colpo, s'arretrò salvandofra' suoi la vita, e d'ogni parte attento
guatando che nol giunga asta nemica.
Ed ecco dalla man di Merïone
una freccia volar che al destro clunecolse il fuggente, e sotto l'osso accanto
alla vescica penetrò diritto.
Caduto sul ginocchio egli nel mezzode' cari amici spirando giacea
steso al suol come verme, e in larga venail sangue sul terren facea ruscello.
Gli fur dintorno con pietosa curai generosi Paflagoni, e lui
collocato sul carro alla cittadeconducean dolorando. Iva con essi
tutto in lagrime il padre, e dell'uccisofiglio nessuna il consolò vendetta.
Pel morto Arpalïon forte crucciossiParide, che cortese ospite l'ebbe
fra' Paflagoni un tempo, e dalla coccasfrenò di ferrea punta una saetta.
Era un certo Euchenòr, dell'indovinoPoliìde figliuol, uom prode e ricco
e di Corinto abitator, che appienodel reo suo fato istrutto, avea di Troia
veleggiato alle rive. A lui soventedetto aveva il buon veglio Poliìde
che d'atro morbo nel paterno tetto,
o di ferro troiano egli morrebbe
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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