i Troi gittaro nella nave il foco,
che tosto le si apprese, e d'ogni latol'inestinguibil fiamma si diffuse.
Si batté l'anca per dolore Achille,
vista la vampa divorante; e, Sorgi,
mio Patroclo, gridň: sorgi. Alle navil'impeto io veggo della fiamma ostile.
Deh che il nemico non le prenda, e tuttine precluda gli scampi: su via, tosto
armati; ché i miei forti io ti raduno.
Disse: e Patrňclo si vestěa dell'armifolgoranti. Alle gambe primamente
i bei schinieri si ravvolse adornid'argentee fibbie. La corazza al petto
poscia si mise del veloce Achille
screzďata di stelle. Indi la spadadi bei chiovi d'argento aspra e lucente
dall'omero sospese. Indi lo scudosaldo e grande imbracciň: la valorosa
fronte nell'elmo imprigionň, su cuid'equine chiome orrendamente ondeggia
una cresta. Alfin prese, atte al suo pugno,
valide lance; ed unica d'Achille
l'asta non prese, immensa, grave e saldacui nullo palleggiar Greco potea,
tranne il braccio achillčo: massiccia antennasulle cime del Pčlio un dě recisa
dal buon Chirone, ed a Pelčo donata,
perché fosse in sua man strage d'eroi.
Comanda ei quindi che i cavalli al cocchiosubito aggioghi Automedon, guerriero
cui dopo Achille rompitor di squadresovra ogni altro ei pregiava: ed in battaglia
nel sostener gl'impetuosi assaltidel nemico, ad Achille era il piů fido.
Rotti adunque gl'indugi, Automedonte
i veloci corsieri al giogo addusseBalio e Xanto che un vento eran nel corso,
e partoriti a Zefiro gli aveal'Arpia Podarge un dě ch'ella pascendo
iva nel prato lungo la correntedell'Oceŕn. Dall'una banda ei poscia
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Achille Sorgi Patroclo Patrňclo Achille Achille Greco Pčlio Chirone Pelčo Automedon Achille Achille Automedonte Xanto Zefiro Arpia Podarge Oceŕn
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