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      delle pupille: a questo modo Aiace
      circuisce e protegge il morto eroe.
      Dall'altro lato è Menelao cui l'altadoglia del petto tuttavia ricresce.
      De' Licii il condottier Glauco, buon figliod'Ippòloco, ad Ettòr volgendo allora
      bieco il guardo, con detti aspri il garrisce:
      O di viso sol prode, e non di fatto,
      Ettore! a torto te la fama estolle,
      te sì pronto al fuggir. Pensa alla guisadi salvar la cittade e le sue rocche
      quindi innanzi tu sol colla tua gente,
      ché nessuno de' Licii alla salvezzad'Ilio co' Greci pugnerà, nessuno,
      da che teco nessun merto s'acquistacol sempre battagliar contro il nemico.
      Sciaurato! e qual dunque avrai tu curade' minori guerrier, tu che lasciasti
      preda agli Argivi Sarpedon, che mentrevisse, a Troia fu scudo ed a te stesso?
      E ti sofferse il cor d'abbandonarloallo strazio de' cani? Or se a mio senno
      faranno i Licii, partiremci, e tosto;
      e d'Ilio apparirà l'alta ruina.
      Oh! s'or fosse ne' Troi quella fort'alma,
      quell'intrepido ardir che ne' conflittiscalda gli amici della patria veri,
      noi dentr'Ilio trarremmo immantinentedi Patroclo la salma. Ove un cotanto
      morto, sottratto dalla calda pugna,
      strascinato di Prïamo ne fossedentro le mura, renderìan gli Achei
      di Sarpedonte le bell'armi e il corpopronti a tal prezzo. Perocché l'ucciso
      di quel forte è l'amico che di possatutti avanza gli Argivi, e schiera il segue
      di bellicosi. Ma del fiero Aiace
      tu non osasti sostener lo scontroné lo sguardo fra l'armi, e via fuggisti,
      perché minore di valor ti senti.
      Con bieco piglio fe' risposta Ettorre:


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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