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      i Troiani chiamò: tre volte i dueimpetuosi e vigorosi Aiaci
      respinserlo dal morto. E nondimenosaldo e securo in sua fortezza or dentro
      nella turba ei s'avventa, ed or s'arresta,
      e con gran voce tuttavia pur grida,
      né d'un passo s'arretra. E qual di nottevigilanti pastori alla campagna
      da preso tauro allontanar non ponnoaffamato lïon; così de' forti
      Aiaci la virtù da quell'esanguedispiccar non potea l'ardito Ettorre.
      E l'avrìa tratto alfine e conseguitaimmensa gloria, s'Iride veloce,
      a Giove occulta e a ogni altro iddio, dall'altoOlimpo non correa col vento al piede
      messaggiera ad Achille; e la spedìa,
      per eccitarlo alla battaglia, il cennodell'augusta Giunon. Gli parve al fianco
      improvvisa la Diva, e questi accentife' dal labbro volar: Sorgi, Pelìde
      terribile guerriero, e di Patròclo
      il cadavere salva. Intorno a luiferve avanti alle navi orrida pugna
      con mutue stragi. In sua difesa i Greci
      fan che puossi: per trarlo in Ilio i Teucri
      s'avventano di punta. Il fiero Ettorre
      innanzi a tutti di rapirlo agogna,
      bramoso di mozzar dal dilicatocollo il bel capo, e d'un infame tronco
      conficcarlo alla cima. Alzati, e pigropiù non giacer. Ti tocchi il cor vergogna
      che de' cani di Troia il tuo dilettodebba le sanne trastullar. Se offesa
      ne riceve la salma, è tuo lo smacco.
      Rispose Achille: E quale a me de' numiti manda ambasciatrice, Iri divina?
      Mi manda, replicò la Dea veloce,
      Giunon, di Giove glorïosa moglie,
      né Giove il sa, né verun altro iddiode' sereni d'Olimpo abitatore.
      Come al campo n'andrò, soggiunse Achille,


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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