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      d'un'illustre vittoria andrà superbo;
      il cimento è comune, ed avvien spessoche morte incontra chi di darla ha speme.
      Disse, e i Teucri levâr d'applauso un grido.
      Stolti! ché Palla avea lor tolto il senno.
      Tutti assentîr d'Ettorre al pazzo avviso,
      nessuno al saggio del figliuol di Panto.
      Mentre col cibo a rivocar le forzeintendono i Troiani, in alti lai
      l'intera notte dispendean gli Achivi
      sovra il morto Patròclo, e prorompeafra loro in pianti sospirosi Achille,
      la man tremenda sul gelato pettodell'amico ponendo, e cupi e spessi
      i gemiti mettea, come talvoltaben chiomato lïone a cui rapìo
      il cacciator nel bosco i lïoncini.
      Crucciato il fiero del suo tardo arrivo,
      tutta scorre la valle, e l'orme esploradel predator, se mai di ritrovarlo
      in qualche lato gli rïesca; e orrendagli divampa nel cor la rabbia e l'ira:
      tal si cruccia il Pelìde, e con profondisospiri in mezzo ai Mirmidóni esclama:
      Oh mie vane parole il dì ch'io diedia Menèzio il conforto, e la promessa
      che in Opunta gli avrei carco di gloriae di gran preda ricondotto il figlio
      dall'atterrata Troia! Ahi che non tuttiGiove i disegni de' mortali adempie!
      Sotto Troia il destino ambo ne dannaa far vermiglia una medesma terra,
      ché me neppure abbraccerà tornatoil buon vecchio Pelèo nel patrio tetto,
      né Teti genitrice; ma sepolcromi darà questo lido. Or poi che deggio
      dopo te, mio fedel, scender sotterra,
      tu, no, sul rogo non andrai, lo giuro,
      se non t'arreco in prima io qui d'Ettorre,
      del tuo crudo uccisor l'armi e la testa;
      e dodici d'illustri iliaci figli


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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