o sempre cara e veneranda Teti,
in quell'ampio tuo peplo ancor più bella?
Troppo rado ne fai di tua presenzacontenti e lieti. Or parla, e il tuo desire
libera esponi. A soddisfarlo il gratocor mi sospinge, se pur farlo io possa,
e il farlo mi s'addica. - E a lui suffusadi lagrime i bei rai Teti rispose:
Delle Dive d'Olimpo e qual soffersetanti, o Vulcano, tormentosi affanni
quanti in me Giove n'adunò? Me solafra le Dive del mar suggetta ei fece
ad un mortale, al re Pelèo. Ritrosane sostenni gli amplessi; ed egli or giace
logro dagli anni nel regal suo tetto.
Né il tenor qui restò di mie sventure.
Mi nacque un figlio. Io l'educai gelosa,
e come pianta ei crebbe, e mi divenneil maggior degli eroi. Questo germoglio
di fertile terren, questo dilettounico figlio su le navi io stessa
spedii di Troia alle funeste rivea guerreggiar co' Teucri. Avverso fato
gli dinega il ritorno; ed io non deggionella pelèa magion madre infelice
abbracciarlo più mai. Né questo è tutto.
Fin ch'ei mi vive, e la ria Parca il raggiogli prolunga del Sole, ei lo consuma
nella tristezza, né giovarlo io posso.
Dagli Achivi ottenuta egli s'aveapremio di sue fatiche una fanciulla.
Agamennón gliela ritolse; ed essodell'onta irato, e nel dolor sepolto
si ritrasse dall'armi. I Teucri intantoalle navi rinchiusero gli Achei,
né permettean l'uscita. Umìli allorai duci argivi gli mandâr preghiere
e d'orrevoli doni ampie profferte.
Egli fermo negò la chiesta aita:
ma cinse di sue stesse armi l'amicoPàtroclo, e al campo l'invïò seguìto
da molti prodi.
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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