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      con erette cervici. Erano scultein oro e stagno, e dal bovile uscièno
      mugolando e correndo alla pasturalungo le rive d'un sonante fiume
      che tra giunchi volgea l'onda veloce.
      Quattro pastori, tutti d'oro, in filagìan coll'armento, e li seguìan fedeli
      nove bianchi mastini. Ed ecco usciredue tremendi lïoni, ed avventarsi
      tra le prime giovenche ad un gran tauro,
      che abbrancato, ferito e strascinatolamentosi mandava alti muggiti.
      Per rïaverlo i cani ed i pastoripronti accorrean: ma le superbe fiere
      del tauro avendo già squarciato il fianco,
      ne mettean dentro alle bramose cannele palpitanti viscere ed il sangue.
      Gl'inseguivano indarno i mandrïaniaizzando i mastini. Essi co' morsi
      attaccar non osando i due feroci,
      latravan loro addosso, e si schermivano.
      Fecevi ancora il mastro ignipotentein amena convalle una pastura
      tutta di greggi biancheggiante, e sparsadi capanne, di chiusi e pecorili.
      Poi vi sculse una danza a quella egualeche ad Arïanna dalle belle trecce
      nell'ampia Creta Dedalo compose.
      V'erano garzoncelli e verginettedi bellissimo corpo, che saltando
      teneansi al carpo delle palme avvinti.
      Queste un velo sottil, quelli un farsettoben tessuto vestìa, soavemente
      lustro qual bacca di palladia fronda.
      Portano queste al crin belle ghirlande,
      quelli aurato trafiere al fianco appesoda cintola d'argento. Ed or leggieri
      danzano in tondo con maestri passi,
      come rapida ruota che sedutoal mobil torno il vasellier rivolve,
      or si spiegano in file. Numerosastava la turba a riguardar le belle
      carole, e in cor godea.


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





Arïanna Creta Dedalo