frassino, al piede del rival lo pose.
Indi spinse di forza, e dalla terralevò sublime Enea, che preso il volo
dalla mano del Dio, varcò d'un saltomolte file d'eroi, molte di cocchi,
e all'estremo arrivò del rio conflitto,
ove in procinto si mettean di pugnade' Càuconi le schiere. Ivi davanti
gli si fece Nettunno, e così disse:
Sconsigliato! qual Dio contra il Pelìde
ti sedusse a pugnar, contra un guerrierodi te più caro ai numi e più gagliardo?
S'altra volta lo scontri, ti ritira,
onde anzi tempo non andar sotterra.
Morto Achille, combatti audacemente,
ché nullo Acheo t'ucciderà. - Disparvedopo questo precetto, e alle pupille
del Pelìde sgombrò la portentosacaligine: tornâr tutto ad un tempo
chiari al guardo gli obbietti, onde fremendonel magnanimo cor: Numi, diss'egli,
quale strano prodigio? Al suol giacenteveggo il mio telo, ma il guerrier non veggo
in cui bramoso di ferir lo spinsi.
Dunque è caro a' Celesti ei pur davveroquesto figlio d'Anchise! ed io stimava
falso il suo vanto. E ben si salvi. Andatagli sarà, spero, di provarsi meco
in avvenir la voglia, assai feliced'aver posta in sicuro oggi la vita.
Orsù, l'acheo valor riconfortato,
facciam degli altri Teucri esperimento.
Sì dicendo, saltò dentro alle filee tutti rincuorò: Prestanti Achei,
non vogliate discosto or più tenervida' nemici: guerrier contra guerriero
scagliatevi, e pugnate ardimentosi.
Per forte ch'io mi sia, m'è dura impresasol con tutti azzuffarmi ed inseguirli.
Né Marte pure immortal Dio né Palla
a tanti armati reggerìan. Ma quanto
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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