E noi, distrutte d'Ilïon le torri,
già poste l'armi da gran tempo avremmo.
Udì la Diva dalle bianche bracciail motteggio, e sorrise. A Febo allora
disse il sire del mar: Febo, già sonogli altri alle prese; e noi ci stiamo in posa?
ciò del tutto sconviensi; onta sarìatornar di Giove ai rilucenti alberghi
senza far d'armi paragon. Cominciatu minore d'età; ché non è bello
a me, più saggio e antico, esser primiero.
Oh povero di senno e d'intelletto!
non ricordi più dunque i tanti affanniche noi da Giove ad esular costretti
intorno ad Ilio sopportammo insieme,
noi soli e numi, allor che all'orgogliosoLaomedonte intero un anno a prezzo
pattuimmo il servir? Duri comandiil tiranno ne dava. Ed io di Troia
l'alta cittade edificai, di belleampie mura la cinsi, e di securi
baluardi; e tu, Febo, alle selvoseidèe pendici pascolavi intanto
le cornigere mandre. Ma condottadalle grate Ore del servir la fine,
ne frodò la mercede il re crudele,
e minaccioso ne scacciò, giurandoche te di lacci avvinto e mani e piedi
in isola remota avrìa venduto,
e mozze inoltre ad ambeduo l'orecchie.
Frementi di rancor per la negatapattuita mercede, immantinente
noi ne partimmo. È questo forse il mertoch'or le sue genti a favorir ti move,
anzi che nosco procurar di questifedìfraghi Troiani e de' lor figli
e delle mogli la total ruina?
Possente Enosigèo, rispose Apollo,
stolto davvero ti parrei se tecoa cagion de' mortali io combattessi,
che miseri e quai foglie or freschi sono,
or languidi e appassiti. Usciamo adunquedel campo, e sia tra lor tutta la briga.
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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