tutto tremante, e l'altro ne ritessel'orme, e corre e ricorre irrequïeto
finché lo trova: così tutte Achille
del sottrarsi ad Ettòr tronca le vie.
Quante volte sfilar diritto ei tentaalle dardanie porte, o delle torri
sotto gli spaldi, onde co' dardi aitagli dian di sopra i suoi, tante il Pelìde
lo previene e il ricaccia alla pianura,
vicino alla città. Come nel sognotalor ne sembra con lena affannata
uom che fugge inseguir, né questi ha forzad'involarsi, né noi di conseguirlo;
così né Achille aggiugner puote Ettorre,
né questi a quello dileguarsi. E intantocome schivar potuto avrìa la Parca
di Prìamo il figlio, se l'estrema voltanuovo al petto vigor non gli porgea
propizio Apollo, e nuova lena al piede?
Accennava col capo il divo Achille
alle sue genti di non far co' dardial fuggitivo offesa, onde veruno,
ferendolo, l'onor non gli precidadel primo colpo. Ma venuti entrambi
la quarta volta alle scamandrie fonti,
l'auree bilance sollevò nel cieloil gran Padre, e due sorti entro vi pose
di mortal sonno eterno, una d'Achille,
l'altra d'Ettorre: le librò nel mezzo,
e del duce troiano il fatal giornocadde, e vêr l'Orco dechinò. Dolente
Febo allora lasciollo in abbandono;
ed al Pelìde fattasi vicina,
sì Minerva parlò: Diletto a Giove
inclito Achille, or sì che giunto io speroil momento in che noi su queste rive,
spento alla fine il bellicoso Ettorre,
d'alta gloria andrem lieti. Ei più non puotescapparne ei no, quand'anche il Saettante,
ai piè prostrato dell'Egìoco Padre,
di liberarlo s'argomenti. Or tuqui sòstati e respira.
| |
Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
|
|
Achille Ettòr Pelìde Achille Ettorre Parca Prìamo Apollo Achille Padre Achille Ettorre Orco Pelìde Minerva Diletto Giove Achille Ettorre Saettante Egìoco Padre
|