no, mai non fia che sul funereo lettola tua madre ti pianga. Io vo' che tutto
ti squarcino le belve a brano a brano.
Ben lo previdi che pregato indarnot'avrei, riprese il moribondo Ettorre.
Hai cor di ferro, e lo sapea. Ma badache di qualche celeste ira cagione
io non ti sia quel dì che Febo Apollo
e Paride, malgrado il tuo valore,
t'ancideranno su le porte Scee.
Così detto, spirò. Sciolta dal corpoprese l'alma il suo vol verso l'abisso,
lamentando il suo fato ed il perdutofior della forte gioventude. E a lui,
già fredda spoglia, il vincitor soggiunse:
Muori; ché poscia la mia morte io pure,
quando a Giove sia grado e agli altri Eterni,
contento accetterò. Così dicendo,
svelse dal morto la ferrata lancia,
in disparte la pose, e dalle spallel'armi gli tolse insanguinate. Intanto
d'ogn'intorno v'accorsero gli Achivi
contemplando d'Ettòr maravigliosil'ammirande sembianze e la statura;
né vi fu chi di fargli una feritanon si godesse, al suo vicin dicendo:
Per gli Dei, che a toccarsi egli s'è fattopiù tenero che quando arse le navi:
e in questo dir coll'asta il ripungea.
Spoglio ch'ei l'ebbe, fra gli astanti Achei
ritto Achille parlò queste parole:
Amici e prenci e capitani, udite.
Poiché diermi gli Dei che domo alfinecostui ne fosse, che d'assai più nocque
che gli altri tutti insieme, alla cittadevolgiam l'armi, e vediam se, spento Ettorre,
fanno i Teucri pensier d'abbandonarla,
o, benché privi di cotanto aiuto,
coraggiosi resistere... Ma qualevano consiglio mi ragiona il core?
Senza pianto sul lido e senza tomba
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Ettorre Febo Apollo Scee Giove Eterni Achivi Ettòr Achei Achille Ettorre Teucri
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