gridi l'amico: Addio, Patròclo, addione' regni anche di Pluto. Ecco adempite
le mie promesse: dodici d'illustresangue Troiani si consuman teco
in queste fiamme, ed Ettore fia pastodelle fiamme non già, ma delle belve.
Queste minacce ei fea; ma gl'incitatimastin la salma non toccâr d'Ettorre,
ché notte e dì sollecita la figliadi Giove Citerea gli allontanava,
e il cadavere ugnea d'una celesterosata essenza che impedìa del corpo
strascinato l'offesa. Intanto Apollo
sul campo indusse una cerulea nubeche tutto intorno ricoprìa lo spazio
dal cadavere ingombro, onde alle membrae de' nervi al tessuto innocua fosse
dell'igneo Sole la virtute attiva.
Ma del morto Patròclo il rogo ancoranon avvampa. Allor prende altro consiglio
il divo Achille. Trattosi in disparte,
ai due venti Ponente e Tramontana
supplicando, solenni ostie promette,
e in aurea coppa ad ambedue libando,
di venirne li prega, e intorno al mortosì le fiamme animar, che in un momento
lo si struggano tutto, esso e la pira.
Udito la veloce Iride il prego,
ai venti lo recò, che accolti insiemenella reggia di Zefiro un festivo
tenean convito. S'arrestò la Diva
su la marmorea soglia, e alla sua vistasursero tutti frettolosi: ognuno
a sé chiamolla, ognun le offerse il seggio,
ma ricusollo la Taumànzia, e disse:
Di seder non è tempo: alle correntidell'Oceàno ritornar mi deggio
nell'etìope terreno ove s'apprestaagl'Immortali un'ecatombe, e bramo
ne' sacrifici aver mia parte io pure.
Ma il Pelìde te, Borea, e te, sonoroZefiro, prega di soffiar nel rogo
su cui giace di Pàtroclo la spoglia
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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