ricordanza ti sia delle funèbripompe del nostro Pàtroclo, cui, lasso!
non rivedrem più mai. Questo vogl'ioche gratuito sia, poiché del cesto,
e dell'arco il certame e della lotta,
e del corso pedestre a te si vietadalla triste vecchiezza che ti grava.
Tacque, e la coppa fra le man gli mise.
Lieto il veglio accettolla, e sì rispose:
Ben parli, o figlio: le mie forze tuttesono inferme, o mio caro: il piè va lento:
dispossato mi pende dalle spallel'un braccio e l'altro. Oh! giovine foss'io
e intero di vigor siccome il giornoche in Buprasio gli Epei diero al sepolcro
il rege Amarincèo, proposti i ludidai regali suoi figli! Ivi nessuno
né degli Epei né de' medesmi Pilii
pari mi stette di valor, né mancode' magnanimi Etòli. Io vinsi al cesto
il figliuolo d'Enòpe Clitomède,
Alceo Pleurònio nella lotta a cuim'avea sfidato: superai nel corso
l'agile Ificlo, e nel vibrar dell'astaPolidoro e Filèo. Soli all'equestre
lizza innanzi m'andâr d'Attore i figli,
che due contr'un gelosi invidiârmiuna vittoria d'infinito prezzo.
Indivisi gemelli, uno reggevasempre sempre i destrier, l'altro di sferza
li percotea. Tal fui già tempo: or lasciosiffatte imprese ai giovinetti, e forza
m'è l'obbedire alla feral vecchiezza.
Ma tra gli eroi fui chiaro anch'io. Tu seguidel morto amico ad onorar la tomba
co' fùnebri certami. Il tuo bel donom'è caro, e il prendo. Mi gioisce il core
al veder che di me, che t'amo, ognorasei memore, e sai quale al mio canuto
crine si debba dagli Achivi onore:
di ciò ti dien gli Dei larga mercede.
Tutta udita di Nestore la lode,
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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