Ma non sazio costui della già spentavita d'Ettorre, al carro il lega, e morto
pur dintorno alla tomba lo strascinadell'amico. Non è questo per lui
né utile né bello: e badi il crudoche, quantunque sì prode, egli le nostre
ire non desti infurïando e tantaonta facendo a un'insensibil terra.
Tacque: e irata Giunon così rispose:
Se d'Ettore e d'Achille a una bilancial'onor dee porsi, e così piace ai numi,
s'adémpia, o re dell'arco, il tuo discorso.
Ma di padre mortale Ettore è figlio,
e mortal poppa l'allattò. Divinogerme è il Pelìde, ed io nudrìa la Diva
sua madre, io stessa l'educava, e sposala concessi a Pelèo diletto ai numi.
Voi tutti a quelle nozze, o Dei, scendeste,
e tu medesmo, o disleal compagnode' malvagi, toccasti allor la cetra,
e misto agli altri banchettasti allegro.
Contro gli Dei non adirarti, o Giuno,
l'interruppe il Tonante. Eguale onoredar non vuolsi, no certo, ai due guerrieri;
ma carissimo ai numi era pur ancotra i Teucri tutti Ettorre, e a Giove in prima.
Ostie elette mai sempre gli m'offerse,
né l'are mie per esso ebber difettomai di convivii, né di pingui odori,
né di tazze libate, onor che soloai Celesti è sortito. Ma si ponga
ogni pensiero d'involar l'offesocadavere; e sottrarlo ora di furto
al fiero Achille non si può, ché Teti
notte e dì gli è dintorno e tutto osserva.
Pur se alcuno di voi Teti a me chiami,
io tale un motto le farò discreto,
che tutti accetterà di Prìamo i doniplacato Achille, e renderagli il figlio.
Disse, ed Iri col piè che le tempestenel corso adegua, si spiccò. Fra Samo
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Ettorre Giunon Ettore Achille Ettore Pelìde Diva Pelèo Giuno Tonante Teucri Ettorre Giove Celesti Achille Teti Teti Prìamo Achille Iri Samo
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