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      Era la vicinanza della terra, più che la tempesta, che ci aveva riempiti di terrore, poiché a tenersi solo trenta passi più a destra od a sinistra avremmo naufragato in porto. Fu a quel punto che il buon vecchio fece miracoli bordeggiando di qua e di là. Quando fummo fuori di pericolo, da tutte le parti vennero dei piccoli battelli carichi d'erbaggi e di pesce. Ne comprai per un ducato per farne regalo ai marinai il giorno dell'arrivo, come avevo loro promesso.
      Durante il viaggio avevo parlato spesso col padrone della nave il quale m'aveva chiesto se conoscessi qualcuno a Venezia. Gli avevo risposto che sì e che avrei trovato modo di fargli vendere la sua mercanzia, purché volesse dire che io ero interessato con lui. Io non sarei entrato in nulla ed egli solo avrebbe venduto e riscosso. M'aveva risposto che l'avrebbe fatto volentieri, purché gli avessi trovato il mercante; il che promisi. Con questa precauzione volevo evitare d'esser riconosciuto, poiché pensai che passando pel padrone d'una nave non correvo il rischio d'esser preso per un fuggiasco dalle carceri di Roma.
      Giunti dunque a Malamocco, mi disse:
      - Ebbene, signor Gaspare, eccoci a Venezia. Domani sul far del giorno anderò a prendere il permesso di passare alla Riva degli Schiavoni. Se ella vuole venir meco, la prenderò in battello e potrà mostrare il suo biglietto di sanità per andare dove vuole. Per questo basta dare qualche soldo al commesso, e se ella mi fa vendere la mercanzia, come ha promesso, io manterrò la parola affermando che siamo soci.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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