4° È manifesto che la penombra è quasi oscura come l'ombra in prossimità di questa (o ed u), e quasi chiara come la luce piena al suo ultimo limite (e, c); ossia va digradando in una sfumatura. Ond'è che non si può ad occhio determinare il limite preciso nè dell'ombra, nè della penombra.
5° Non v'à dubbio che la estensione della penombra aumenta coll'ingrandirsi delle dimensioni del corpo lucido: talchè essa diviene nulla, ove il corpo lucido sia un punto solo.
6° Parimente, a costante estensione del corpo lucido, la penombra si allarga o ristringe, secondo che aumenta o diminuisce la distanza fra l'opaco producente l'ombra e la superficie illustrata.
7° È ugualmente facile a comprendersi, che (fig. 3.), se l'opaco (MN) sia rotondo, e il corpo lucido un punto (L), l'ombra geometricamente solida, ossia lo spazio in ombra dovrà essere un cono troncato (MOCN) avente la sua base (OC), sulla parete illustrata. Se poi (fig. 4.) il corpo lucido (LL`) fosse una sfera, e l'opaco (MN) fosse pure una sfera, ma più grande della lucida, dietro l'opaco nascerà un cono (MouN) di ombra troncato come sopra, ma rinchiuso dentro un involucro (eMo, uNc) di penombra, sottilissimo sul corpo opaco, e della massima grossezza (eo, uc) sulla superficie illuminata.
8° Finalmente, se il corpo (fig. 4.) lucido sferico (MN) fosse più grande dell'opaco (LL'), appresso a questo si formerebbe prima un cono (LAL') di ombra avente la sua base (LL') sull'opaco, e poi un cono (qAd) opposto al vertice (A) di penombra assai chiara; ed ambidue questi coni resterebbero racchiusi dentro un involucro di penombra (ZLA, AL'X) sotto la forma di un cono troncato sul corpo (LL') opaco.
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Parimente MouN
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