Ora la grandezza di questa imagine dipende dalla grandezza dell'angolo visuale, o in altri termini dalla divergenza maggiore o minore, che ànno in prossimità dell'occhio gli assi dei due fascetti estremi. Quindi è che gli oggetti più lontani ci sembrano più piccoli, due fila di colonne parallele ci appariscono convergenti. Del che noi consapevoli stimiamo grandi gli oggetti che giudichiamo lontani e viceversa; e riputiamo lontani gli oggetti, che sappiamo essere più grandi di quello che ci appaiono. Insomma questo corollario annuncia in generale tutti i fenomeni della prospettiva, non che certe frequenti illusioni.
3° Noi riferiamo un punto lucido a quella distanza, a cui si trova il vertice del cono formato col prolungare la porzione prossima all'occhio del fascetto lucido da esso pulito invialo. L'abitudine ci avverte che i punti lucidi, dall'insieme dei quali si forma l'oggetto della nostra visione, sono distanti da noi tanto, quanto dista il sito, ove i raggi del fascetto lucido da esso inviato si riuniscono e rinserrano tutti in un sol punto. Però, se non si tratti di oggetti lontanissimi, cioè se i raggi sieno fisicamente divergenti, noi siamo sempre portati a supporre l'oggetto (dovunque d'altronde esso sia) a quella distanza, ove i raggi si riuniscono. Sembra ancora che in questo (oltre quelle alterazioni che dovremo studiare più tardi) influisca il nostro inflettere più o meno gli occhi, affinchè le due imagini di un dato oggetto si facciano sui siti omologhi delle due retine dei detti occhi: dacchè altrimenti l'oggetto stesso si vedrebbe raddoppiato; come accade ai briachi, ed a chi voglia mirare ad un tempo un oggetto lontano ed un dito prossimo.
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