2° Le lenti possono considerarsi come l'insieme di sottilissimi prismi; altri (cioè nelle lenti di convergenza) a basi opposte, altri (ossia in quelle di divergenza) a vertici opposti. I. Ed in vero, se io imagino la sezione (fig. 40.) principale AB di un prisma a piccolissimo angolo (z) di rifrangenza; e la suppongo tagliata parallelamente alla base (in CD); e quindi imagino che su questa (CD) sia posata la sezione principale (CyD) di un altro prisma a men piccolo angolo (y) di rifrangenza, e la suppongo parimente tagliata (in EF); se inoltre ne imagino una terza posata su quest'ultima (EF), e via dicendo; ottengo una figura piana (ACExFDB). Adesso si consideri fermo il lato (AB), che rappresenta la base del primo prisma, anzi questo lato si assuma quasi asse di rotazione, intorno a cui il vertice (x) si ravvolga di un'intera circonferenza; ne nascerà un solido, che è un embrione di lente, purchè le sezioni principali tagliate e sovrapposte sieno moltissime, i tagli sieno vicinissimi, e gli angoli di rifrangenza aumentino quasi insensibilmente. II. Parimenti se imagino la sezione (fig. 41.) principale (AzB) di un prisma triangolare tagliata a piccola distanza dalla base (in CD), e, sotto questa, la base di un'altra (CyD) tagliata ugualmente (in HK), e così di sèguito; e poi, tenendo fisso l'ultimo taglio (EF) quasi asse di rotazione, ravvolgo la figura in guisa che la base (AB) compia un'intera circonferenza cilindrica, ne nascerà un abbozzo di lente biconcava. il quale diverrà veramente tale, se le sezioni principali che si sottopongono una all'altra sieno moltissime, vengano tagliate assai vicino alla base, e diversifichino pochissimo nell'angolo di rifrangenza.
| |
|