E tanto più divergenti, quanto l'oggetto sarà maggiormente approssimato. Dunque I L'imagine sarà virtuale: e però II. sarà diritta; III. disterà più dell'oggetto, ossia da distanza immensa verrà fino alla lente, quando l'oggetto dalla distanza focale principale viene parimente sino alla lente; IV. e sarà sempre più grande dell'oggetto medesimo(25).
5° Le cose medesime per un oggetto collocato a distanza limitata da una lente di divergenza.
Risoluzione. Si vede chiaro che quanto più l'oggetto verrà approssimato alla lente, tanto più divergenti diverranno i raggi incidenti, ed anche gli emergenti; e che però l'imagine, prodotta dalle prolungazioni di questi raggi sempre più divergenti, dovrà accostarsi vie maggiormente alla lente. Di maniera che, ove l'oggetto sia recato alla superficie della lente, i raggi incidenti si collocheranno per dritto fra loro, e gli emergenti faranno altrettanto(26). Ne consegue che l'imagine I. avrà la sua sede tra la distanza focale principale e il centro ottico; II. sarà più piccola dell'oggetto; III. sarà virtuale; e IV. diritta.
III. ALTRI SCOLII. 1° il secondo problema dà ragione delle imagini, che si ottengono per mezzo di una camera ottica scura a largo foro. Gian Battista Dellaporta napolitano, tre secoli fa, dapprima faceva le sperienze della luce, delle quali abbiamo già parlato (5. I), in una sala o camera tenuta all'oscuro, ed aperta per un sottilissimo foro ad un solo fascetto lucido. Ma poi, a rendere queste sperienze più universali, alla camera sostituì una cassetta a pareti opache; ed in fine pensò di allargarne il foro, affinchè potesse introdurvisi un maggior numero di raggi, e quindi le imagini riuscissero più splendenti.
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Battista Dellaporta
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