E poichè ciò era a discapito della nitidezza, perchè ogni fascetto non dipingeva il punto donde emanava, ma una superficie più ampia del detto foro, adattò a questo (fig. 45) una lente (A) di convergenza, per la quale i raggi di ciascun fascetto venissero di nuovo a riunirsi in un punto solo, ossia in un foco. A questo modo ottengonsi imagini assai precise e visibilissime (E). Affinchè poi queste possano vedersi anche fuori della cassetta, la parete opposta al foro suole formarsi con una lastra smerigliata (E) di vetro. Inoltre, poichè la sede della imagine dee variare (da una a due distanze focali principali) quante volte varia la distanza dell'oggetto; così il sopraddetto vetro semitrasparente suole costituire come il fondo (E) di una seconda cassetta (B) aperta dinanzi, e fatta in guisa da potersi, come un tubo da canocchiale, introdurre più o meno nell'altra (C), che porta la lente. Anzi per ottenere una maggiore precisione, il tubo (A) della lente può allungarsi o accorciarsi, per mezzo di (in rocchetto G), che è fisso sulla sua metà immobile, e si addentella in una specie di sega costituita sull'altra metà mobile(27).
2° Sul terzo problema poggia la spiegazione del microscopio solare, inventato da Leiberkuyn a Berlino nel 1743 e perfezionato poi nella seguente forma. Supponiamo che (fig. 46.) l'imposta (PQ) di una finestra, esposta ai raggi solari, abbia un foco (HK), su cui possa adattarsi un tubo (T), il quale porti dalla parte del foro una lente di convergenza (R) destinata a ricevere un gran numero di raggi solari (IT), radunarli su di una seconda lente (F), detta focus, posta all'altro estremo del tubo; che questa lente (F) sia capace di ristringere tutti i raggi da essa emergenti in un solo foco (posto tra M ed N); e che finalmente per dritto col detto tubo (T) se ne ritrovi un altro più ristretto, portante una terza lentina di convergenza (O), la quale abbia dal foco della seconda una distanza alquanto maggiore della focale principale.
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Leiberkuyn Berlino
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