III. ALTRO SCOLIO. Sulle conclusioni enunciate nella soluzione del terzo problema è fondato l'occhiale galileano (fig. 56.).
Il quale è riducibile a piccola estensione: perchè la distanza delle due lenti non è la somma, come nell'astronomico, ma è minore della differenza delle loro due distanze focali principali. Ed è però che non suole più usarsi che con lenti di corto foco, e per oggetti poco distanti, e quindi à cambiato il nome di telescopio (derivante da tele?lontano, e skopeo guardo) cui ebbe un tempo, in quello di occhialino da teatro. Ma quanto al nome di telescopio è bene avvertire che esso al presente non si dà a nessun canocchiale fornito solamente di lenti; ma si riserba per quelli fra loro nei quali, per mezzo di uno o più specchi, una gran quantità di raggi sono raccolti sulla lente oculare.
26. Diacaustiche.
Tutto ciò, che procede intorno alle imagini delle lenti, poggia sopra la supposizione della piccola apertura di queste. Ond'è che, quando tale supposizione non si avveri, invece di un foco si avrà un'estensione più o meno grande, nella quale verranno a spandersi i punti delle parziali riunioni dei raggi provenienti da un punto lucido. È appunto di questo caso che passiamo a dare un breve cenno.
I. DEFINIZIONI. 1° La estensione, in cui si spandono i raggi, se la lente non sia di piccola apertura, chiamasi diacaustica ed anche caustica per rifrazione.
2° il fenomeno producente le diacaustiche suol nominarsi aberrazione di sfericità per rifrazione.
3° Da dia, che significa tra o a traverso, e da phragma chiusura, dicesi diaframma un disco opaco avente nel mezzo un'apertura circolare.
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