Dimostrazione della 1a parte. Si abbia un poliprisma formato di sostanze assai diversamente dispergitrici, come sarebbe il vetro detto cronne, e l'altro chiamato flinte; oppure un prisma variabile. Dispergendo la luce bianca, la quale trapassa o per una o per un'altra sostanza del poliprisma, o per uno od altro liquore versato nella scatola prismatica, si osserva la produzione di spettri di diversa lunghezza(34). Dunque ecc.
Dimostrazione della 2a parte. Prendasi un prisma variabile, e si riempia di un liquido qualunque. Si vedrà che, coll'aumentare l'angolo di rifrangenza, aumenta parimente la dispersione.
II. SCOLII. 1° Dopo le cose dette si vede con sufficiente chiarezza, che non dev'essere impossibile combinare (fig. 65.) due lenti, formate ciascuna di una sostanza diversamente dispersiva (per esempio una di flinte, ed una di cronne), di angolo rifrangente diverso, ed una delle quali (AD) sia inversa all'altra (BC); in guisa che i colori vengano a sovrapporsi, e quindi rimanga distrutta, o almeno ridotta ad una linea invisibile l'aureola colorata prodotta dall'aberrazione di rifrangibilità.
Infatti se due prismi (fig. 66.) inversi sieno della stessa sostanza, ma l'angolo rifrangente (FCG) del secondo sia più piccolo di quello (BGC) del primo, certo la luce bianca ne sarà dispersa. Se invece il primo si faccia di cronne ed il secondo di flinte, diminuendo convenientemente l'angolo rifrangente (GCF) del finte più dispergitore, in confronto all'angolo (BGC) del cronne, si giunge a rendere uguale il potere dispersivo di questi prismi: i quali, essendo inversi, dànno una dispersione in senso contrario; e i raggi emergenti (RE, R'È) saranno riportati al parallelismo.
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