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      2° Dunque l'interferenza consiste in ciò, che i raggi talora nell'incontrarsi a vicenda si rinforzano, talora s'indeboliscono. Dacchè è un fatto, che lo splendore di essi aumenta (cioè allo splendore dei raggi riflessi da uno specchio si addiziona quello dei raggi riflessi dall'altro) dovunque la differenza del loro cammino è pari: all'incontro il loro splendore diminuisce (ossia i raggi riflessi da uno specchio distruggono od elidono quelli riflessi dall'altro) colà dove la differenza del loro cammino è dispari. Con ciò si vede anche meglio la proprietà del nome di interferenza, imposto da Young a questa classe di fenomeni.
      3° Dunque la diffrazione proviene da interferenze. Infatti Young osservò che nella diffrazione prodotta da un filo metallico (32. II. 2°) spariscono affatto i nastri interni, coll'arrestare (per mezzo di una lastra opaca) tutta la luce, che lambisce uno dei lati del filo. Secondo la teoria di Newton (oramai universalmente abbandonata) è la sostanza opaca, la quale per la sua attrazione e ripulsione produce la diffrazione. Ora per impedire questa o distruggerla, è indifferente, che la lastra (destinata ad arrestare i raggi, che rimangono da uno dei due lati del filo) si ponga prima o dopo, che il fascetto à lambito l'orlo dell'opaco, su cui la luce si diffrange. Dunque la cagion vera di questo fenomeno dev'essere quell'influenza, che esercitano l'uno sull'altro i raggi lucidi, per rinforzarsi o distruggersi a vicenda, secondo che s'incontrano dopo una piccola e determinata differenza di cammino o pari o dispari: in una parola, dev'essere una interferenza.


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Elementi di Fisica Universale
Parte Seconda. Volume Secondo
di Francesco Regnani
Stamperia delle incisioni zilografiche Roma
1863 pagine 428

   





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