Questi, a modo di castone, abbracciano e sostengono l'orlo della capsula del cristallino.
Tutto lo spazio frapposto tra il cristallino e la coroide è pieno di un umore (h) trasparente detto vitreo, simile all'albume dell'uovo, e racchiuso esso pure in una membrana (1.), che è chiamata ialoide. Ma fra la coroide e la ialoide è la retina, cioè una rete (m) di filetti nervosi delicatissimi, i quali si spandono dal nervo ottico (n), che (come dicemmo), penetra nel fondo dell'occhio per un'apertura situata alla parte inferiore della sclerotica.
2° Fin qui abbiamo ammesso, che sulla retina si formassero le imagini degli oggetti in quel modo medesimo, in cui si formerebbero dentro una camera oscura senza lente, ma dotata di un foro sottilissimo. Ora il foro dell'occhio, cioè la pupilla, è bastantemente esteso, affinchè possa accogliere un sufficiente numero di raggi; e le imagini ciò non ostante sono nitide: il che avviene per le rifrazioni, alle quali va soggetta la luce negli umori dell'occhio. Infatti (fig. 99.) ciascun punto luminoso (A, C, B) di un oggetto, posto dinanzi all'occhio, invia un suo fascetto (Aoe) di raggi divergenti, i quali rifratti dalla cornea e dall'umore acqueo, poi dal cristallino e dall'umore vitreo sono prima resi meno divergenti, e quindi convergenti (oae) in modo da formare tanti fuochi (a, c, b) sui rispettivi assi dei fascetti, e precisamente sulla retina. Così l'imagine (acb), che quivi si produce, è distinta, perchè composta di veri fuochi; e vivida ad un tempo, perchè questi fuochi risultano da molti raggi.
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Fin Aoe
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