4° Le corone parimente di colore complementare, che cingono gli oggetti molto illuminati, chiamansi aureole accidentali.
5° il cangiamento, che offrono i colori posti uno a canto l'altro; vien chiamato contrasto dei colori.
6° Quella porzioncella di retina, che è insensibile per la visione, a nome punto cieco.
40. Teorica della visione.
Sotto questo titolo sogliono intendersi più le trattazioni di ciò, che è controvertibile intorno ai fenomeni della visione, che le dottrine rigorosamente dimostrate e fondamentali, quali sono quelle esposte fin dal principio di questo Capo. Pertanto con una succinta esposizione di quelle prime chiuderemo il trattato della luce.
I. DEFINIZIONI. 1° Una stampa di caratteri ordinarii non si legge comodamente, se trovisi o troppo vicina o troppo lontana dagli occhi. Però la normale abbassata dall'occhio all'oggetto, quando questo dalla comune degli uomini si percepisce chiaramente, chiamasi distanza della visione distinta.
2° Alcuni fanno eccezione dalla regola comune, e non veggono distintamente, se l'oggetto non è ravvicinato più della detta distanza. Questi distinguono meglio stringendo gli occhi, e però diconsi miopi, e miopìa chiamasi il loro difetto: lacchè i Greci da myo socchiudere gli occhi aveano tratto myops, myopos, ed anche myopakso non veggo lontano.
3° Altri poi non veggono distintamente che a distanza maggiore dell'ordinaria; difetto assai frequente nei vecchi. E perciò quelli, da presbytes anziano, sono chiamati presbiti, e la loro imperfezione è detta presbitismo.
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Capo Greci
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