Da allora in poi la parola elettricità non indicò più una proprietà dell'ambra, quasi si fosse detto ambreità; ma principiò ad essere come il nome proprio della sostanza, cui gli attriti determinano ad esercitare la sua azione attraente.
2° Ma Gray 125 anni appresso, e precisamente nel 1722, fece alcune sperienze, dalle quali risultò che se in contatto coll'ambra, resina, o vetro (che sieno stati precedentemente strisciati) ritrovisi qualche metallo, legno, o marmo, questi pure producono gli effetti di quelli; ossia l'elettricismo li invade, diffondendosi velocissimamente su tutta la estensione di fili metallici anche molto lunghi.
Anzi si vide che, se qualcuno di questi fili su cui si è sparsa la elettricità venga preso in mano, o messo in contatto col suolo, immediatamente perde ogni virtù di attrarre. Dai quali fatti s'inferì che l'elettricismo agevolmente scorre e si spande su certi corpi inetti a svilupparlo per istrofinìo, e su quelli che non sono tali è impedito a muoversi. Che il corpo umano, il muro, il suolo, l'acqua, e specialmente i metalli lo diffondono; l'ambra, lo zolfo, la resina, il vetro, la seta, l'aria lo arrestano.
Un'altra illazione, che si trasse dalle sperienze medesime, si fu che dunque l'elettricità può considerarsi come un sottilissimo fluido. E siccome ogni corpo, quando se ne mostra abbondantemente fornito, pesa quanto prima; così l'elettrico deve ritenersi per un corpo imponderabile. Se ne concluse eziandio che, per ottenere su di un corpo la presenza dell'elettricismo, non è necessario farvelo svolgere per attrito; ma si può anche farvelo comunicare per mezzo di una sostanza capace di dargli un libero passaggio.
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Ma Gray
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