Allora prima si allontana il dito, poi (fig. 149.) si solleva lo scudo; con che l'elettricità legata dal collettore divien libera, rifluisce alle pagliuzze (m, n), e le fa divergere sensibilmente.
5° Viene chiamato elettroforo (da elektron, e phero porto) un attrezzo (fig. 150.), dal quale si possono trarre successivamente delle scintille elettriche, senza nuovo elettrizzameuto. In un piatto (P) metallico comunicante col terreno si versa uno strato di resina liquefatta; e, quando questa quasi stiacciata si è raffreddata e consolidata, si stropiccia con una coda di lepre; e poi vi si posa sopra un più ristretto disco (S) deferente munito di manico isolante (M), chiamato scudo. Allora basta toccare lo scudo per trarne una scintilla. Se poi, sollevato lo scudo medesimo, stabiliscasi una comunicazione fra questo ed il piatto; ogni volta si ritrovano in pronto le due elettricità per ricomporsi nell'arco eccitatore. Suol darsene la seguente spiegazione. Lo stropicciamento eccita elettricità -a nella faccia superiore della resina, e questa chiama la +a nella inferiore. L'elettrico poi della resina produce per influsso le due elettricità tanto nello scudo che nel piatto; ma la +a del piatto (che comunica col suolo) fluisce in questo e si perde. Per lo che ogni volta che prima si estragga l'elettrico -° dallo scudo (fig. 151.), e poi questo venga sollevato dalla resina, potrà sempre aversi la ricomposizione del +° dello scudo col -° del piatto.
6° La teoria dell'induzione è stata invocata per ispiegare eziandio la virtù assorbente delle punte.
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