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      Checchè sia di ciò, un modo di scansare ogni difficoltà è di chiamare elettricità di contatto quella, che non può attribuirsi a veruna delle sorgenti conosciute, e neppure ad una palese azione chimica. L'argomento più probabile contro la teoria del contatto è di ragione, e può enunciarsi così: lo svolgimento di elettrico per qualcuna delle note sorgenti (azioni meccaniche, calorifiche, e chimiche) pare certo che sia sempre accompagnato da spostamento delle molecole; cosicchè quella cessa, appena queste ritornano al loro stato di riposo. Ora pel semplice contatto potrà forse esservi un movimento moleculare, nell'atto che esso si effettua; ma poi tutto deve ritornare all'equilibrio. Come dunque il contatto potrebbe dare non un flusso istantaneo di elettricità, ma una corrente continua? Del resto non si esclude il contatto col dire che esso non è una forza, e però non può produrre effetti: dacchè qui non si tratta di cagioni efficienti (chè queste debbono probabilmente ridursi ad una sola, e chi saprebbe dire con certezza quale essa sia?), ma di semplici occasioni dell'elettrizzamento.
      3° Alcuni chiamano elettricità di contatto quella che, secondo essi, devesi non ad una compiuta azione chimica, ma alla tendenza dei corpi a combinarsi, cioè alla chimica affinità. il qual concetto nell'applicazione coincide col temperamento da noi adottato, e colla spiegazione che suol darsi del cominciare, o almeno rafforzarsi le azioni chimiche solo allora che principia la corrente. Ecco la spiegazione (fig.


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Elementi di Fisica Universale
Parte Seconda. Volume Secondo
di Francesco Regnani
Stamperia delle incisioni zilografiche Roma
1863 pagine 428