Se sospettaste che la corrente dovesse attribuirsi al contatto del platino da una parte coll'acido, e dall'altra coll'alcali, immergete (fig. 242.) le due lamine in due vaselli (M,N) pieni di soluzione di nitrato di potassa, e per mezzo dei soliti lucignoli fate comunicare la soluzione coi sopraddetti due vasi (A,B). Troverete che la corrente persevera, sebbene per l'aumentata resistenza ne sia diminuita la intensitā.
3a parte. Se in un vaso ripieno di acqua salsa (fig. 243.) vi piaccia d'immergere due lamine di platino (P, P'), che abbiano servito da elettrodi in un medesimo voltametro, e che sieno unite per un filo metallico (PCP'); potrete facilmente sorprendere una breve corrente, la quale va dall'elettrodo -° (P) al +° (P'). Ora dalle accurate sperienze (specialmente di Matteucci) risulta, che quello č ricoperto di un sottil velo di idrogene, e questo di ossigene; e che la corrente č dovuta all'azione, che i due gassi esercitano sull'acqua per la presenza del platino.
4a parte. Prendasi (fig. 244.), come pel primo ā fatto Pouillet, un cilindretto (c) di carbone bene asciutto, se ne accenda un estremo, e si ponga l'altro in contatto col piatto dell'elettrometro condensatore; questo verrā a caricarsi di elettricitā -a. Che se all'incontro (fig. 245.) il carbone (c') venga sottoposto ad una lastrina di platino comunicante col piatto del condensatore; questo allora si mostrerā carico di quell'elettricitā +a, che gli č stata ceduta dall'acido carbonico svoltosi nella combustione.
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Matteucci Pouillet
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