Se non che i depositi della lastra attiva sono per lo più disciolti dall'azione chimica, onde tutto l'inconveniente si riduce a quelli della lastra inattiva. Per toglierlo prima si pensò di assorbire l'idrogene per mezzo dell'ossigene, aggiungendo dell'acido nitrico all'acqua acidulata coll'acido solforico; e poi si volle diminuire la spessezza del velo gasseo, distendendolo in più ampia superficie, e si fece l'elemento inattivo più grande dell'attivo, come nella pila di Wollaston. Ma quello, che più d'ogni altra cosa giova per impedire la polarità secondaria, è circondare l'elemento inattivo di un buon ossidante; il quale, a mano a mano che si sviluppa l'idrogene, gli ceda il suo ossigene, e quindi non gli permetta di depositarsi sul detto elemento. Nella pila di Daniell l'ossidante è il solfato di rame, il cui ossido è ridotto dall'idrogene a stato nascente; e così il solo rame si depone sull'elemento inattivo, cioè sul rame. Nelle pile poi di Bunsen e di Grove l'ossidante è l'acido nitrico. Perciò queste tre pile sono a forza costante. Ma nelle pile a un liquido solo, come quella di Smee, il platino è platinato, ossia ricoperto di polvere di platino, la quale fa sì che lo strato d'idrogene resti sempre lo stesso; con che si ottiene una sufficiente costanza.
7° Da tutte le cose dette si ricava anche il perchè debba amalgamarsi lo zinco per accrescere la forza delle pile. Così facendo, s'impediscono le così dette azioni locali (68. IV. 2°) provenienti dall'impurità dello zinco di commercio.
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Wollaston Daniell Bunsen Grove Smee
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