L'acido citrico al contrario non lascia passare che 0,02 del calorico passato pel vetro nero, e 0,88 di quello che viene dall'allume. Dunque l'allume, e l'acido citrico ànno quasi la stessa termocrosi; invece l'allume, e il talco nero ànno termocrosi assai differenti. In generale i vetri di diverso colore ànno la stessa termocrosi; ma il vetro reso verde coll'ossido di rame è melanotermico: di modo che, frapponendo una lastra un poco spessa di questo vetro fra una lente esposta ai raggi solari ed il suo foco, qui si à uno splendore vivissimo, e nessun riscaldamento.
4° il nero di fumo, facendo eccezione alla regola generale, è più diatermico pei raggi meno intensi, che per quelli molto caldi; ma non diffonde che pochissimo il calorico: e però non solo è nero per la luce, ma è anche melanotermico. All'incontro il platino, il ferro, il piombo, lo stagno, lo zinco sono leucotermici; ossia diffondono ugualmente i raggi di diversa termocrosi.
5° il massimo del calorico nello spettro, ottenuto con un prisma d'acqua, sta nel giallo; se il prisma è d'acido solforico, sta nell'aranciato; nel rosso, se è di cronne; al di là del rosso, quando è di flinte. Melloni à provato che questi cangiamenti di posizione provengono da ciò, che i raggi di differente rifrangibilità e termocrosi sono estinti o assorbiti in proporzioni diverse dai prismi di sostanze differenti.
6° Ora si comprenderà anche meglio ciò che già (29. II. 4°) fu detto: che cioè l'azione dello spettro non termina là, ove finisce per i nostri occhi la luce.
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