Per la qual cosa è utile ricorrere al fotometro dal Sig. Govi di Firenze proposto e detto analizzatore. Nel quale prima le luci si decompongono con un prisma (secondo la legge della dispersione, di cui parleremo all'articolo IV) in due spettri ugualmente lunghi e contigui, e poi si confrontano le parti dello stesso colore.
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La ragione principale, per cui la luce diminuisce d'intensità colla distanza dalla sorgente, non è solo la imperfezione di diafanità del mezzo, esempigrazia dell'aria, ma più la divergenza dei raggi. Ond'è che gli specchi paraboloidali, per la proprietà loro (annunciata nella proposizione seconda), riescono opportuni per eliminare questa ragione d'affievolimento della luce. Egli è perciò che i lampioni delle carrozze, e della macchina locomotiva per le strade ferrate, sono muniti di riflettori parabolici. Inoltre (fig. 23.) tagliando due specchi (MABN, PABQ) paraboloidali con un piano passante pel loro foco (F), e riunendoli per le loro intersezioni, in guisa che i loro fochi coincidano; si ottiene un sistema di riflettori, col quale un solo fanale può illuminare assai vivacemente un lungo corridore in due direzioni opposte.
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Coll'Algebra si dimostra la seguente proposizione: I raggi provenienti da un punto lucido, collocato a qualsivoglia distanza da uno specchio o concavo o convesso di piccola apertura, dopo essere stati riflessi da questo prendono un tale andamento, che o essi medesimi, o i loro prolungamenti geometrici si rincontrano tutti in un sol punto.
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Sig Firenze Algebra
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