Per la qual cosa, se l'azione della luce si arresti a tempo, ricuoprendo la lente, resterà sulla detta lastra la pittura a chiaroscuro degli oggetti opposti. Ma essa sarà negativa, come dicono, in quanto che i neri degli oggetti saranno bianchi nell'imagine, e viceversa; e quel che è peggio sarà instabile; perchè, riportandola alla luce, diverrà tutta scura ugualmente. Quindi gli studii furono rivolti a ricercare la maniera di fissare l'imagine ottenuta, ossia di renderla insensibile alla luce, e di tramutarla in positiva. Fra gli altri un certo Niepce, dopo molte prove con grande pazienza protratte dal 1814 al 1829, ottenne l'intento. Ma il suo metodo richiedendo più ore di esposizione alla luce, ne rendeva impossibile l'applicazione ai ritratti.
Fu Daguerre che dopo altri 10 anni di ricerche, cioè nel 1839, tre anni dopo la morte di Niepce, annunciò il modo di ottenere le imagini in pochi minuti, e così nacque la daguerrotipia. il suo metodo era il seguente. Prendeva una lastra di rame coperta da un'altra molto sottile di argento pulimentato a specchio, e vi faceva ascendere da una sottoposta cassettina i vapori di iodio: e così otteneva un ioduro d'argento violetto alterabile alla luce meglio anche del cloruro; e dopo averla tenuta esposta nella camera oscura alla imagine degli oggetti da ricopiarsi, ne la estraeva all'oscuro, e la esponeva in un'altra cassetta all'evaporazione dell'idràrgiro portato a sopra 60°. I vapori di questo vanno allora a combinarsi colle parti di argento, sulle quali lo ioduro è stato decomposto per l'azione della luce, e vi si fermano dei globettini bianchi tanto più numerosi, quanto è più avanzata la decomposizione del sale d'argento; e così l'imagine è fissata.
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Niepce Daguerre Niepce
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